Ha 39 anni ed è istruttrice di volo da undici. È stata in Iraq e nell’Aeronautica militare è l’unica donna ad avere tre qualifiche per insegnare a pilotare aerei, alianti ed elicotteri. Il maggiore Carla Angelucci, nata a Ortona (Chieti) e in servizio presso il 60° Stormo a Guidonia, il volo ce l’ha nel sangue.
Come il nonno paterno, Arturo, anche lui pilota dell’Arma Azzurra, morto a 32 anni in un incidente aereo la sera del 24 aprile 1953 mentre sorvolava Santeramo in Colle in Puglia.
Era in una formazione di quattro reattori F-84 partiti da Gioia del Colle e diretti a Istrana, in provincia di Treviso. Per cause ignote, il suo apparecchio precipitò avvolto dalle fiamme.
Carla ha appreso questa storia quando, ormai, già indossava la divisa e non dalla famiglia. In casa l’argomento era tabù e non si trovavano foto di lui. Troppo grande il dolore.
E quando comunicò di voler entrare nell’Aeronautica, papà Gianfranco e mamma Maria Teresa fecero di tutto per scoraggiarla (senza dirle il vero motivo di quel no) e la mamma di Gianfranco, nonna Anna, finse un malore.
Un legame, quello con il nonno scomparso, che, oggi, Carla sente indissolubile tanto da avere chiamato come lui il figlio, nato a febbraio. «Anni fa — confessa — incontrai un anziano collega che lo aveva conosciuto e, solo dalla mia fisionomia, capì tutto. Si avvicinò e mi abbracciò: hai lo stesso viso di Arturo! Ho avuto un brivido. So peraltro che volava sul mitico Spitfire ed era molto bravo».
Oltre al record come istruttrice, Carla vanta due lauree già conseguite (in scienze aeronautiche e in comunicazione), una in psicologia in arrivo, una medaglia dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per la missione in Iraq svolta per sei mesi (unica italiana in un team tutto americano).
Quando si parla di spazio aereo, tuttavia, il maggiore Angelucci — che ieri è stata tra le testimonial di un’iniziativa contro la violenza sulle donne organizzata lungo la costa teramana dalla Commissione Pari Opportunità della Provincia — non fa differenze di genere: «Personalmente ritengo che nel mio settore il fatto di essere donna non abbia nessuna valenza, negativa o positiva, poiché noi abbiamo la grandissima discriminante del volo.
In volo sono solo le capacità e le competenze a decidere chi è l’istruttore e chi è l’allievo, non esistono gradi, sesso o età. Il consiglio, rivolto a ragazzi e ragazze, è di essere determinati, costanti e professionali.
È un percorso lungo e complesso in cui si deve studiare tanto ed essere pronti a fare sacrifici, ma la gioia e la soddisfazione di ogni piccolo obiettivo raggiunto ripagheranno di tutto».Carla condivide la scelta professionale con il marito Daniele, paracadutista del reggimento speciale dell’esercito «Ricognizione e Acquisizione Obiettivi». Nel tempo libero vanno in montagna. Lei ha pubblicato anche un libro di versi, ma il volo resta la passione principale.
«Avevo sei anni quando dissi per la prima volta di voler fare la pilota militare – racconta – e nei primi disegni c’era il trenino della villa comunale di Chieti dove papà mi portava ogni domenica, il sole, l’alberello, poi un elicottero e un aeroplano. Con il primo motorino, andavo regolarmente a Pescara a vederli atterrare.
Volare è bello. Il mondo visto dall’alto è diverso, le città appaiono nel loro insieme, hai una visione globale, la sensazione di vedere le cose in tutte le sfaccettature».
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