Cari deputati e senatori, evitate di celebrare Falcone e Borsellino

Falcone e Borsellino

Cari deputati, cari senatori da anni, qualunque sia il governo pro tempore al potere, vi lamentate giustamente di come le Camere vengano sempre più spesso esautorate e svilite.

Il Parlamento e non il governo è infatti il luogo dove i cittadini possono far valere, tramite i loro rappresentanti (e cioè voi), le loro istanze, i loro pensieri e la loro volontà. Dopo tanto lamentarsi è però arrivato il momento che tutti voi vi facciate un esame di coscienza.

La scorso anno la Corte costituzionale vi aveva concesso 12 mesi di tempo per approvare una legge sull’ergastolo ostativo. La norma doveva impedire la pressoché automatica scarcerazione dei mafiosi delle stragi non pentiti dopo 26 anni di detenzione. Ieri il termine è scaduto. Ma la legge fin qui non è stata licenziata.

Ha ricevuto il sì della Camera, ma non ancora quello del Senato. Così la Consulta, per ragioni di sicurezza, è stata costretta a darvi altri 6 mesi di tempo. In alternativa avremmo rischiato che un boss come Giuseppe Graviano, autore di tutti i più sanguinosi attentati di mafia, tornasse libero. Tutto questo mentre voi, cari parlamentari, vi state preparando a celebrare con le consuete massicce e insopportabili dosi di retorica, il trentesimo anniversario degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Se fosse un caso non staremmo qui a lamentarcene. A tutti può capitare di restare indietro col lavoro. Ma questo non è un caso. Altre volte siete arrivati in ritardo o ve ne siete semplicemente lavati le mani.

Il 21 giugno dello scorso anno sono scaduti i 12 mesi di tempo che sempre la Consulta vi aveva dato per promulgare una norma che cancellasse il carcere per i giornalisti condannati per diffamazione a mezzo stampa. Ma anche allora il Parlamento non è stato in grado di prendersi la responsabilità di fare quello per cui esiste: legiferare. Esattamente come era accaduto con il suicidio assistito. Era il 2018 quando la Corte vi ordinò inutilmente di intervenire. La discussione a Montecitorio, presenti solo 25 deputati, è però iniziata solo il 13 dicembre del 2021 e a oggi non ha partorito nulla.

Molti secoli fa, nel 1274, papa Gregorio X stizzito dopo aver assistito a conclavi durati anche 33 mesi senza che venisse eletto un successore di Pietro, promulgò la costituzione apostolica Ubi Periculum. Per circa vent’anni, prima che la norma fosse di nuovo cambiata, i cardinali che dopo cinque giorni di conclave non avevano ancora trovato l’accordo su un nome, vennero nutriti con un solo pasto al giorno.

Se lo stallo perdurava, dopo tre giorni si passava al pane e acqua. Inoltre, durante tutto il periodo della Sede vacante le rendite ecclesiastiche dei porporati erano trasferite nelle mani del Camerlengo, che le avrebbe poi messe a disposizione del nuovo Papa.

Cari deputati, cari senatori, qui, anche se la tentazione è forte, nessuno propone di rinchiudervi o di sottoporvi a diete forzate se non fate il vostro dovere. Ma una cosa ve la chiediamo col cuore: evitate per favore di farvi vedere alle commemorazioni per il sacrificio di Falcone e Borsellino. Perché i fischi che vi prenderete saranno del tutto meritati. È giusto lamentarsi del Parlamento esautorato di fronte a governi che procedono a colpi di voti di fiducia o che decidono di girare al largo dalle aule pur di non chiarire davanti agli italiani quale strategia stiamo seguendo per tentare di arrivare alla pace in Ucraina. Ma per farlo bisogna avere le carte in regola. Bisogna, in altre parole, lavorare. Fatelo. O per favore abbiate almeno il pudore di tacere.

di Peter Gomez – Il Fatto Quotidiano

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