Fari puntati ancora una volta sulle carceri liguri e sulle vite difficili di detenuti e poliziotti penitenziari all’interno delle case circondariali. Il suicidio di un poliziotto penitenziario in servizio nel carcere di Valle Armea a Sanremo, avvenuto lunedì scorso 7 febbraio, è stato un evento tanto tragico e drammatico da indurre il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria a non commentare nell’immediatezza quanto avvenuto per rispetto dei familiari.
Ma, a funerali avvenuti, si è deciso di interrompere il rispettoso silenzio stampa per il decesso del collega Sebastiano Costa – ‘Seba’ per gli amici – e il segretario regionale del Sappe, Michele Lorenzo, commenta in una nota: “Il nostro auspicio è fare al più presto chiarezza, se cioè c’è o meno correlazione tra ambiente lavorativo ed un evento drammatico come quello avvenuto lunedì, perché che oggi l’amarezza è tanta e le lacrime di dolore miste a rabbia per la irragionevole scomparsa del collega ‘Seba’ da parte dei colleghi di Sanremo hanno più significato di molte parole”.
Una situazione sempre più di tensione quella all’interno dei penitenziari e che, come sottolineato anche dal discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, richiede particolare attenzione e interventi urgenti e mirati. Il sindacato di polizia denuncia la grave situazione operativa del carcere di Sanremo, dove già nel 2019 un altro appartenente al Corpo si era tolto la vita: “Solo nel 2021 si sono contati 4 incendi nelle celle, ben 9 aggressioni al personale, 4 tentati suicidi e purtroppo un suicidio, 86 gesti di autolesionismo, turni di servizio anche di 8 ore (33.000 ore di straordinario) Tutto questo non consente a questo ‘particolare’ poliziotto di operare in serenità, incombe come la spada di Damocle quel timore che comunque i devastanti quotidiani comportamenti dei detenuti possano in qualche modo coinvolgere anche penalmente il collega in servizio, così come è tutt’oggi inspiegabile l’assenza di assistenza psichiatrica per quei detenuti che manifestano tale patologia ed è inspiegabile l’assenza di lavoro per i detenuti.
Sotto il profilo organizzativo Sanremo è scoperta di personale del ruolo intermedio come ispettori, stranamente dirottati verso altre sedi o chiamati a svolgere altri compiti lontano dai reparti detentivi, il che significa maggiore responsabilità in capo al poliziotto di turno e, come ha ben detto il vescovo Suetta nella sua omelia, il collega è solo”.
Il problema non è solo di Sanremo o della Liguria, ma è un’urgenza a livello nazionale. Nel 2022, i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita sono già due: furono 5 nel 2021, 6 nel 2020 ed 11 nel 2019. La situazione è stata fotografata dal rapporto di Antigone: tra il 2020 e il 2021 negli istituti penitenziari liguri ci sono stati circa 470 casi di autolesionismo e 47 tentati suicidi, il 3 ottobre 2021 un detenuto di Sanremo in isolamento si è prodotto gravissime ustioni e ferite mettendo volontariamente le mani sulle fiamme del fornello, e a causa della gravità delle lesioni che si è procurato gli hanno dovuto amputare una mano e parte dell’altra.
Il tasso di suicidi in Italia dal 2010 al 2020 è passato da 8,1 ogni 10mila detenuti a 11. Una situazione aggravata dalla pandemia e dal sovraffollamento delle carceri, nell’istituto di Pontedecimo, ad esempio, il tasso di affollamento supera il 155%, e ed al decimo posto tra le venti carceri più affollate in Italia, mentre Imperia è tra i primi cinque istituti penitenziari dove avvengono più casi di autolesionismo.