“Carabinieri salvano bambino sul lungotevere a Roma – Se non ci fossero stati loro, mio figlio Marzio non ce l’avrebbe fatta. Lo hanno detto anche i medici del Bambino Gesù. Sono stati degli angeli custodi, incontrarli quella mattina sul lungotevere è stato un segno del cielo. Nemmeno loro lavoravano in quella zona, erano fuori dal loro territorio”.
L’intervento dei carabinieri
Così Marco Marrucino, il papà del bimbo di cinque anni che il 30 dicembre scorso è finito in terapia intensiva per una sepsi al cervello provocata da un’infezione a un orecchio. Ora è fuori pericolo e sabato mattina con i suoi genitori e la sorellina, che vivono a Tor Tre Teste, ha voluto incontrare i due carabinieri che hanno fatto da staffetta al padre per consentirgli, con paletta e sirena, di oltrepassare il muro di traffico che gli impediva di raggiungere subito il pronto soccorso.
«Anche io ho due bambini della stessa età – racconta il vice brigadiere Giuseppe Caccavale, che è intervenuto insieme con il carabiniere Carmine De Simone, – e la moglie del mio collega è incinta.
Ci siamo immedesimati subito nel dramma di quel genitore. Stava correndo in ospedale ma non ce l’avrebbe fatta perché il bimbo stava male, era cianotico. Clacson e fazzoletto bianco per farsi strada non sarebbero stati sufficienti. Ci siamo avvicinati e abbiamo capito tutto subito». Il ricovero, le cure.
Dimesso il 14 marzo scorso, ora sta bene
«Finalmente il 14 marzo scorso Marzio è stato dimesso. Sta bene, ma ha bisogno di continui controlli perché è ancora convalescente. Loro sono stati fantastici, si sono sempre informati sulle sue condizioni di salute – dice ancora il papà – e finalmente ci siamo incontrati in caserma».
«Un rapporto speciale»All’appuntamento negli uffici della stazione Alessandrina dell’Arma era presente anche il presidente del V Municipio Mauro Caliste, oltre appunto alla mamma e alla sorellina di Marzio. Per il bimbo sempre sorridente una giornata «da carabiniere: berretto d’ordinanza, giro in moto e sulla «gazzella», chiamata via radio, come i militari veri. E poi tanti giocattoli regalati proprio dai carabinieri della stazione.
«Con loro è nato un rapporto speciale – racconta ancora papà Marco – che vogliamo portare avanti. Sono stati splendidi. È mi hanno anche ricordato, cosa che i cittadini devono sapere, che basta una chiamata al 112 e quello che hanno fatto per me grazie a un incontro casuale viene invece fatto dalle pattuglie sempre in caso di necessità». Corriere.it