Carabinieri, maresciallo 53enne morto per Covid: i famigliari fanno causa all’Arma

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Carabinieri, maresciallo 53enne morto per Covid: i famigliari fanno causa all’Arma – Il 19 marzo 2020, nel pieno della crisi pandemica e del lockdown, l’Italia fu sconvolta dalla notizia della morte del primo carabiniere a causa del Covid-19. Si trattava di un maresciallo di 53 anni, in servizio presso la caserma della Spezia. La sua scomparsa, avvenuta nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Sant’Andrea, segnò profondamente la comunità locale e l’Arma dei Carabinieri.

Oggi, quella dolorosa vicenda è destinata a rivivere nelle aule di un tribunale. Non si tratta del tribunale amministrativo, che ha declinato la competenza per difetto di giurisdizione, ma del tribunale civile della Spezia. La famiglia del maresciallo — la moglie, i figli e il fratello — ha deciso di ricorrere alla giustizia per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali. Assistiti dagli avvocati Alessio Iannello e Fabrizio Ricciardi, hanno citato in giudizio il Ministero della Difesa e il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

Carabinieri, maresciallo 53enne morto per Covid, le Accuse dei Familiari

Secondo la ricostruzione dei familiari, il maresciallo avrebbe contratto il virus a causa di un “fatto illecito colposo dell’amministrazione datrice di lavoro”. In particolare, l’accusa sostiene che l’amministrazione, nonostante fosse a conoscenza del pericolo di contagio e della necessità di adottare cautele, avrebbe violato le norme di sicurezza. Questa condotta negligente avrebbe portato al contagio e alla successiva morte del maresciallo.

Nelle prossime settimane, il tribunale civile della Spezia sarà chiamato a esaminare il caso e a determinare se vi sia stata effettivamente una violazione delle norme da parte del Ministero della Difesa e del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. Il processo rappresenta un momento cruciale non solo per la famiglia del maresciallo, ma anche per tutte le forze dell’ordine che hanno operato in prima linea durante la pandemia, spesso in condizioni di estrema difficoltà e rischio.

L’Impatto della Vicenda

Questo caso emblematico non solo mette in luce i rischi affrontati dalle forze dell’ordine durante l’emergenza Covid-19, ma solleva anche importanti questioni sulla responsabilità e la tutela dei lavoratori in situazioni di crisi sanitaria. La sentenza potrebbe avere ripercussioni significative sulla gestione delle misure di sicurezza e sulla protezione dei diritti dei dipendenti pubblici in contesti simili in futuro.

In conclusione, la tragica morte del maresciallo spezzino, primo carabiniere caduto per Covid-19, continua a far discutere e a cercare giustizia attraverso le vie legali. Il processo civile in arrivo rappresenta non solo una ricerca di risarcimento per i familiari, ma anche una riflessione più ampia sulle responsabilità e sulla necessità di adeguate misure di sicurezza sul lavoro.

Le Accuse Specifiche

Nel caso del maresciallo spezzino, deceduto per Covid-19, i familiari hanno sollevato gravi accuse nei confronti dell’amministrazione. Le principali contestazioni riguardano:

  1. Omessa Formazione: Non sarebbero stati adeguatamente informati i lavoratori sui rischi di esposizione al virus.
  2. Mancato Approntamento di Misure Preventive: Non sarebbero state messe in atto misure preventive per proteggere i lavoratori.
  3. Assenza di Dispositivi di Protezione Individuale: Non sarebbero stati forniti i dispositivi di protezione individuale necessari.
  4. Divieto di Uso Autonomo delle Mascherine: Agli operatori sarebbe stato vietato di usare mascherine autonomamente reperite.

La Partita allo Stadio Picco

Un episodio chiave citato negli atti è l’impiego del maresciallo durante il servizio di ordine pubblico allo stadio Picco il 4 marzo 2020, in occasione della partita Spezia-Pescara. Questo evento è stato l’ultima partita di calcio giocata a porte aperte prima dell’entrata in vigore del decreto ministeriale che imponeva le porte chiuse per tutte le manifestazioni sportive, come misura di prevenzione per contenere l’emergenza coronavirus.

Il decreto ministeriale fu emesso poche ore prima dell’incontro, ma la partita si svolse comunque con la presenza di pubblico. Il maresciallo continuò a lavorare fino al 6 marzo. Dopo questa data, iniziò a manifestare i primi sintomi del Covid-19, seguiti da una rapida escalation della malattia che lo portò alla morte.

La Richiesta di Risarcimento

I familiari del maresciallo hanno deciso di ricorrere alla giustizia per ottenere un risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali. Essi ritengono che l’amministrazione datrice di lavoro abbia agito in maniera negligente, non adottando le cautele necessarie nonostante la consapevolezza del pericolo di contagio. Questo comportamento, secondo i familiari, costituirebbe una violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.

Il Processo Civile

Il caso sarà esaminato dal tribunale civile della Spezia nelle prossime settimane. Il tribunale dovrà valutare se l’amministrazione abbia effettivamente violato le norme di sicurezza e se questa violazione sia stata la causa del contagio e della successiva morte del maresciallo. La sentenza avrà implicazioni importanti per la gestione della sicurezza sul lavoro, specialmente in contesti di crisi sanitaria come la pandemia da Covid-19.

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