Finisce in parlamento il tema del presunto obbligo di residenza negli alloggi di servizio per comandanti di reparto e delle stazioni, sollevato dal Nuovo sindacato dei carabinieri (Nsc), anche in Emilia-Romagna.
Salvatore Deidda di Fratelli d’Italia ha infatti presentato un’interrogazione al ministero della Difesa per chiedere chiarimenti sulla norma e sul diritto per il militare titolare di alloggio di risiedere in un altro immobile, con conseguente possibile assegnazione della casa ad altro militare.
Era stato il sindacato a segnalare che alcuni carabinieri sarebbero di fatto costretti a occupare “spesso fittiziamente con aggravio di spese e quant’altro” alloggi di cui non intenderebbero disporre, perché hanno casa di proprietà o perché sono nelle condizioni di raggiungere la propria abitazione nei comuni vicini al luogo di lavoro entro un tempo stabilito, “come peraltro consentito dalla normativa sui dipendenti pubblici”. La conseguenza di questo, secondo Nsc, è che alloggi assegnati a comandanti di stazione vengono in realtà occupati solo sulla carta dall’interessato, “che deve peraltro pagare le bollette e altre spese” e viene invece impedito ad un collega che ne avrebbe veramente bisogno, e per cui non è previsto alloggio, di risiedervi.
Il deputato Deidda nell’interrogazione sottolinea che l’articolo 365 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 prevede espressamente che l’alloggio di servizio gratuito, non occupato dal titolare della carica, possa essere assegnato temporaneamente ad altro militare previa autorizzazione del Comando generale, “con la conseguenza che risulta pacifico il diritto del titolare, anche se comandante, di risiedere in altro immobile, seppure nel pieno rispetto degli oneri e delle limitazioni imposte dalle norme”.