Se fosse stato per i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, comandati dal generale Pasquale Angelosanto, tutto sarebbe rimasto riservato: anche questa volta.
Agire in silenzio è la loro cifra: quella che gli consente, ogni anno, di arrestare migliaia di mafiosi e terroristi non solo in Italia ma — con la collaborazione delle forze di polizia straniere — anche all’estero.
L’ultimo super latitante, in ordine di tempo, è stato Matteo Messina Denaro. Della feroce cosca dei «corleonesi» era rimasto solo lui: una «primula rossa» a cui hanno dato la caccia per 30 anni gli inquirenti in tutto il mondo.
Come il «capo dei capi», Totò Riina, il boss trapanese fu arrestato a Palermo. Lo scorso 16 gennaio gli uomini del Ros lo riconobbero e fermarono a pochi passi da una clinica dove era in cura sotto falso nome.
La ricompensa
Una cattura, quella del padrino trapanese, la cui notizia ha fatto il giro del mondo. Gli uomini del Ros non hanno ricevuto solo i complimenti da parte di tutte le cariche istituzionali e militari italiane, a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma hanno ottenuto un «piccolo» premio in denaro: euro più euro meno circa diecimila euro in tutto.
Arrestato il boss superlatitante Matteo Messina Denaro. Era ricercato da 30 anni, considerato il capo di Cosa Nostra
La donazione
Una somma che, però, nessun carabiniere, sottufficiale o ufficiale del Ros che ha partecipato all’arresto vedrà nei loro conti bancari perché hanno deciso di acquistare con quella somma dei letti per il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Civico Di Cristina-Benfratelli di Palermo, diretto dal dottor Paolo D’Angelo.
«Quattro mesi fa sono stato contattato da alcuni uomini della prima sezione del Ros — dice Paolo D’Angelo al Corriere — e sono rimasto davvero sorpreso quando mi hanno spiegato il motivo». Il primario si emoziona ancora nel ricordare quell’incontro.
«Sapevano che avrebbero dovuto ricevere un premio per la cattura di Matteo Messina Denaro e mi hanno chiesto cosa avrebbero potuto acquistare con quei soldi per i nostri piccoli pazienti», prosegue l’ematologo palermitano.
«Pensare che la cattura di un latitante si potesse trasformare in ulteriore bene per la collettività mi ha colpito — aggiunge il medico — così, nel corso dei mesi, abbiamo iniziato a formulare delle ipotesi.
Quando hanno avuto la certezza della somma ho indicato che, forse, la scelta migliore sarebbe stata l’acquisto di due letti da terapia intensiva, particolarmente tecnologici ed elettrificati, che ci consentono anche di poter pesare i nostri piccoli pazienti non in grado di salire su bilance “classiche”».
Il rapporto fra il reparto ospedaliero palermitano e i carabinieri è consolidato: «Sono molto preziosi perché diverse volte la banda dell’Arma è venuta da noi a suonare per i bimbi che hanno trascorso ore felici».
Il repartoIn questa struttura, considerata un’eccellenza siciliana, vengono curati i piccoli pazienti che lottano contro leucemie, tumori e anemie. La notizia della donazione, malgrado le accortezze del Ros è arrivata ai media ma non saranno «solo» gli articoli dei quotidiani locali o nazionali, cartacei o sul web, a ricordare questo nobile gesto.
«Sui letti abbiamo apposto delle targhe che ricorderanno, per sempre, chi ha donato un valido supporto per aiutare quanti, purtroppo, saranno costretti al ricovero. Presto verranno collaudati e potranno entrare in funzione», conclude il dottor Paolo D’Angelo. Una donazione che, rispecchia, la filosofia e il motto dei militari del Ros: gli ultimi tra gli ultimi.
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