Alla fine l’elefante ha partorito e ha cominciato a consegnare la famose polo ai reparti della prima brigata per consentire ai Carabinieri impegnati nei servizi di ordine pubblico.
Maglie tecniche, funzionali, leggere, traspiranti e ignifughe, finalmente appropriate e idonee per una modernità che non può essere più delegate unicamente ai palazzi romani di viale Romania, dove si va in ufficio in giacca e cravatta e non si riesce a comprendere e ad accogliere le esigenze del personale impegnato per strada, come invece sindacati reali come il Nuovo Sindacato Carabinieri, un sindacato che ha scelto di non nutrire l’ossimoro di dirigenti che siano anche rappresentanti militari che per gioco forza, e perché pagati dal padrone del vapore, devono abbracciare la staticità dei nostri datori di lavoro e invece di collaborare insieme pensano solo a denigrare l’operato di chi spende il proprio tempo privato per difendere i diritti e la sicurezza dei Carabinieri.
Da due anni segnaliamo questa esigenza sia per i reparti della prima brigata, impegnati nei servizi difficili devoluti al controllo dell’ordine pubblico, sia per la territoriale, che non può continuare a fare servizio come se andasse a un matrimonio o a una prima comunione.
Che vengano consegnate subito, anche in previsione della prossima estate, a tutti i Carabinieri che Lavorano in strada e hanno bisogno di indumenti ed equipaggi ergonomici e che rispondano ai giusti criteri di sicurezza sul lavoro.
Ormai non ci sono più scuse per rinviare decisioni che devono essere partecipate – continua il segretario nazionale Roberto Di Stefano – come nella Polizia di Stato, dove ogni aspetto viene discusso con chi rappresenta veramente e in forma autonoma i Lavoratori che dedicano la loro professionalità e il loro impegno per le Comunità Italiane.
Che il Ministro della Difesa accelerasse le procedure per definire i decreti necessari a rendere effettiva ed efficace la legge sui sindacati militari approvata da aprile scorso, non costringere chi crede in questo strumento a scendere in piazza per rivendicare diritti e le esigenze di tutti i Lavoratori Militari, Cittadini Italiani che non possono essere di serie C, conclude Di Stefano.