Carabiniere ucciso ad Asso, la famiglia della vittima: “Non è stato il gesto di un folle, Milia era lucido e determinato”
Non ritengo che il grave fatto di sangue possa essere liquidato in modo semplicistico come un gesto di un folle. Al contrario, le indagini in corso stanno facendo emergere una lucida determinazione sia nella fase progettuale, sia in quella esecutiva”. A giorni di distanza dall’omicidio del comandante dei carabinieri di Asso (Como), Doriano Furceri, ucciso in caserma dal brigadiere Antonio Milia, poi arrestato, la famiglia del militare interviene per la prima volta tramite l’avvocato Paolo Camporini.
Il legale rappresenta la vedova del luogotenente e i tre figli. “Il comandante, anche in contrasto con provvedimenti amministrativi assai discutibili che saranno oggetto di una attenta analisi da parte nostra e degli inquirenti – ha detto l’avvocato a La Provincia di Como -, ha anteposto alla propria stessa vita il senso del dovere e l’amore per la divisa, non indugiando ad imporre il rispetto delle regole a tutela dei cittadini, come da sempre era abituato a fare”.
“Non ritengo che il grave fatto di sangue possa essere liquidato in modo semplicistico come un gesto di un folle – ha ribadito Camporini -, atteso che la malattia mentale, per essere valutabile in punto di imputabilità, deve essere di consistenza, intensità e gravità tale da incidere concretamente sulla capacità di intendere e di volere al momento del fatto. Al contrario, le indagini stanno facendo emergere una lucida determinazione sia nella fase progettuale, sia in quella esecutiva, come confermato anche dagli esiti dell’autopsia”.
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