Durante un’operazione per sventare il furto in un’azienda, dopo avergli intimato di fermarsi, ha sparato, uccidendolo, contro un ladro in fuga, responsabile di aver ferito pochi istanti prima un collega con un cacciavite. A fare fuoco E. M., carabiniere in servizio al Nucleo radiomobile, per il quale ora il pubblico ministero Alberto Galanti ha chiesto il rinvio a giudizio contestandogli l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa.
Secondo la Procura, lo sparo mortale non è stato proporzionato al tentativo di scappare da parte del ladro, in quel momento di spalle, fuggito dopo il ferimento del collega. La vittima della tragedia: Jamal Badawi, 56 anni, siriano con diversi precedenti penali.
[sc name=”pubblicit” ][/sc]«Ho mirato alle gambe, non volevo colpirlo al busto», si è difeso il carabiniere. La vicenda ha delle analogie con il dramma avvenuto in via Marsala, vicino alla stazione Termini, il 20 giugno scorso, quando un poliziotto ha fermato con un colpo d’arma da fuoco un ghanese armato di coltello che stava minacciando dei clienti in un bar. L’aggressore in questo caso ha riportato una brutta ferita, ma (per fortuna) non è morto. L’agente è indagato per eccesso colposo nell’uso delle armi.
All’Eur, invece, la vicenda è terminata con la morte del ladro. È la notte del 20 settembre del 2020, quando verso le 4,15 del mattino in via Paolo di Dono giungono tre pattuglie dei carabinieri, allertate dall’allarme scattato all’interno della società Lending Solution. Il militare si accosta allo stabile insieme al collega. Dopo pochi istanti altri sei carabinieri, circondano il luogo dove è stata segnalata un’effrazione. Intanto il militare ora imputato, avendo visto il ladro introdursi nel palazzo mentre «confabula» al telefono con uno sconosciuto, si nasconde vicino alla porta d’ingresso. Il carabiniere non è solo. Accanto a lui c’è il collega. All’improvviso il ladro riappare, i due militari saltano fuori dal buio e gli intimano di fermarsi, urlando la loro qualifica. Badawi, però, non si ferma, e anzi sferra un colpo di cacciavite contro l’addome di Grasso, che rimane ferito ma non in modo grave. Il ladro, intanto, cade in terra, ma si rialza e corre verso il cancello dove si trovano gli altri militari. Badawi, in quell’istante, è di spalle. Tra loro, secondo l’accusa, c’è una distanza che varia dai sette ai tredici metri. Il militare spara. Il ladro fa qualche passo e cade in terra morto. «Non volevo ucciderlo», si è giustificato il carabiniere davanti al pubblico ministero.