Carabiniere si ammaló di tumore dopo le missioni in zone di guerra. Il TAR: “va riconosciuta causa di servizio”

Carabiniere positivo alla cocaina

Un luogotenente dei carabinieri, ha affrontato due missioni all’estero in zone di guerra: una nel 1999 a Sarajevo, Bosnia, e l’altra nel 2004 a Nassiriya, Iraq.

Dodici anni dopo l’ultima missione, gli è stata diagnosticata una grave forma tumorale al pancreas, portando al suo congedo per inidoneità.

Nonostante ciò, il Comando generale dei carabinieri ha inizialmente respinto la sua richiesta di riconoscimento di malattia per causa di servizio e di equo indennizzo.

Recentemente, il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) della Liguria ha ribaltato questa decisione, sostenendo che il militare è stato esposto a rischi significativi per la salute durante le missioni.

Il Tar ha annullato la decisione del Comando generale e ha indicato che l’Arma dovrebbe riesaminare il caso, con la possibilità di nominare un commissario ad acta in caso di un secondo rifiuto.

Il militare, assistito dall’avvocato Andrea Bava, ha presentato un ricorso contro i ministeri della Difesa e dell’Economia e il Comando generale dei carabinieri.

La decisione dei giudici del TAR

I giudici del Tar hanno sottolineato che spetta all’Arma dimostrare che la patologia non è legata al servizio prestato, e nel caso specifico, il Comando generale non ha fornito prove contrarie sulle cause della malattia.

Il Comando stesso aveva certificato che il luogotenente era stato esposto a fattori potenzialmente dannosi durante il servizio. Tuttavia, il Comitato di verifica per le cause di servizio aveva ritenuto “irrilevanti” questi servizi all’estero in termini di fattori che avrebbero potuto causare la crescita delle cellule tumorali.

Il Tar della Liguria ha respinto questa affermazione, sostenendo che non costituisce la prova contraria necessaria per negare l’indennizzo a chi ha servito in zone di guerra potenzialmente contaminate.

I giudici hanno evidenziato le circostanze in cui il militare aveva operato, sottolineando l’esposizione a sostanze nocive durante le ispezioni a Sarajevo e le visite a zone contaminate a Nassiriya.

Questa vittoria legale rappresenta la seconda per l’ex militare, dopo che la Corte dei Conti per la Liguria gli ha riconosciuto la pensione privilegiata per la stessa patologia più tardi nello stesso anno.

La decisione della Corte dei Conti ha evidenziato l’esposizione all’uranio impoverito durante le missioni, considerandone le caratteristiche chimiche e la sua duplice tossicità radiologica e chimica.

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