ll caso del carabiniere che sparò e uccise un uomo esagitato ha trovato un epilogo con la sentenza di legittima difesa. Il drammatico episodio si è svolto in un contesto di elevata tensione, dove il militare si è trovato costretto a fare uso della sua arma di servizio per proteggere sé stesso e le persone circostanti, facendo fuoco contro il 28enne cittadino marocchino Soufiane Boubagura.
Secondo la ricostruzione degli eventi, l’uomo, in evidente stato di alterazione, minacciava i presenti con comportamenti violenti e pericolosi.
Nonostante i tentativi di calmarlo e le ripetute richieste di desistere, la situazione è rapidamente degenerata, costringendo il carabiniere a intervenire in modo decisivo.
Il carabiniere ha sparato per difendere se stesso
Secondo la Procura, il carabiniere ha fatto fuoco per difendere sé stesso, ma soprattutto un agente della polizia locale che era stato colpito da Boubagura, il quale a sua volta aveva sottratto la pistola a un altro militare dell’Arma innescando così il drammatico conflitto a fuoco.
La corte ha esaminato attentamente le circostanze del caso, valutando le testimonianze e le prove presentate. È emerso che l’uso dell’arma da parte del carabiniere è stato giustificato dalla necessità di difendere la propria incolumità e quella degli altri. La minaccia immediata e concreta rappresentata dall’esagitato non lasciava alternative al militare, che ha agito nel rispetto delle normative vigenti sulla legittima difesa.
Le forze dell ordine anni troppo le mani legate e qualsiasi persona fermata ho bloccata se ne approfittano e ci giocano le forze dell ordine devono averla più carata bianca a intervenire