La fuga di Aleksander Mateusz Chomiak è durata poco meno di 600 km, la distanza che intercorre tra la stazione Termini di Roma, dove ha aggredito la studentessa israeliana, e la stazione Centrale di Milano, dove è stato beccato. In mezzo, una caccia all’uomo durata un intero giorno, partita dal momento della sua identificazione grazie ai filmati di videosorveglianza dell’edificio ferroviario romano, che ne hanno tracciato i movimenti durante la giornata del 31 dicembre. A fermare Chomiak è stato un vicebrigadiere dell’Arma dei carabinieri in servizio alla stazione Montebello di Milano, Filippo Consoli, che era insieme alla moglie, Nicoletta Piccoli, infermiera per l’Arma.
“L’ho riconosciuto proprio dal cappellino e dalle scarpe rosse”, ha dichiarato Consoli, dotato di un’ottima memoria fotografica, a il Messaggero. “Appena vedo un volto riesco a ricordarlo con facilità. Mi era arrivato la mattina stessa il filmato dell’aggressione. Ero sicuro che fosse lui”, ha spiegato ancora il vicebrigadiere, che ha incrociato il polacco al binario 12 della stazione, mentre si apprestava a salire sul treno in direzione di Brescia. Una volta riconosciuto l’uomo, i due carabinieri si sono coordinati per impedire che proseguisse nella sua fuga. “Io lo tengo d’occhio, tu vai ad avvisare il capotreno”, ha detto Consoli a Piccoli.
Sentendosi braccato, Aleksander Mateusz Chomiak ha tentato di guadagnare l’uscita prima della chiusura delle porte ma a quel punto per lui era troppo tardi. La Polfer era già stata informata e il carabiniere aveva la situazione sotto controllo. “Gli ho mostrato la sua foto segnaletica e gli ho urlato: ‘Sei tu? Sei tu l’aggressore di Termini?’ Lui ha fatto un cenno di assenso”, ha detto ancora Consoli. A quel punto l’arresto è diventato effettivo e da quel momento il polacco non ha più parlato, anche perché la sua conoscenza dell’italiano appare molto approssimativa.
Chomiak è stato portato presso la caserma dei carabinieri Montebello, dove si trova in stato di fermo. È finita così la fuga dell’uomo che ha mobilitato uomini e mezzi per giorni per il suo ritrovamento. La sua vittima, la studentessa israeliana accoltellata alla schiena e al torace, è ancora ricoverata all’ospedale Umberto I di Roma in prognosi riservata ma non è in pericolo di vita. Sul corpo di Chomiak non sono presenti tatuaggi che possano far propendere per un’azione politica ma quando è stato arrestato era in possesso di due cutter. Viene definito come una personalità borderline.