“Sto bene, grazie. Ma queste notizie fanno male. Sono davvero indignato. Se fosse vero ciò che sostiene quel collaboratore di giustizia, vorrebbe dire che sono stato tradito da un collega”. Quella sera di sette anni fa il sovrintendente della squadra mobile Nicola Barbato era in prima linea, come ogni giorno. A bordo di un’auto civetta della polizia, era appostato assieme a un collega per bloccare due esattori del racket che dovevano incassare il “pizzo” da un commerciante. Alle 20.14 del 24 settembre 2015, il malvivente, uscito dal locale, sparò e ferì gravemente l’eroico il poliziotto che aveva tentato di arrestarlo.
Da allora, Barbato porta impresse nel fisico le conseguenze di quell’azione. Ma non smette di combattere ed è ancora in trincea nell’antiracket: “Il mio obiettivo non cambierà mai: lottare per lalegalità”, dice a Repubblica. Ora le cronache raccontano dell’arresto per corruzione di un carabiniere che, secondo il collaboratore di giustizia Gennaro Carra, si sarebbe prestato a far sparire la pistola utilizzata per colpire il poliziotto. Frasi che hanno bisogno di riscontri, ma che intanto disegnano uno spaccato allarmante.
Ha saputo di queste dichiarazioni, Barbato?
“Sì e fa malissimo, anche perché questa ricostruzione, se vera, cambierebbe tutto lo scenario di quella vicenda”.
Perché?
“Ho sempre pensato, dentro di me, che il mio ferimento potesse essere stato non un episodio estemporaneo, ma che fosse avvenuto per una ragione ben precisa, quella di mandare un messaggio a qualcuno che dovevaessere tolto di mezzo. Ho lavorato per vent’anni in quella zona, abbiamo conseguito risultati importanti, la gente ci scriveva biglietti per ringraziarci per quello che facevamo contro il racket”.
Lei ha conosciuto il carabiniere Bucolo?
“Ho lavorato con lui, sì. Ed è inevitabile adesso ripensare a tante cose. Ma lasciamo che la giustizia faccia il suo corso”.
Crede ancora nella possibilità di sconfiggere la criminalità?
“Certo che ci credo. Non potrebbe essere altrimenti. La parte sana della città, quando apprende queste storie, si arrabbia e reagisce”
In questi anni ha avuto sempre accanto la polizia. E le persone comuni?
“Ho ricevuto tanta solidarietà. Sono ancora oggi in contatto con molte persone che hanno dato una mano ad affrontare questa situazione. Ma mi faccia aggiungere una cosa”.
Prego.
“Ho sempre detto ai miei figli che gli eroi non esistono: nella vita bisogna andare avanti secondo coscienza, fare il proprio dovere nel modo migliore e farlo vedere a chi ti sta vicino. Ai miei figli, a tavola, ho sempre ripetuto: voi avete un papà che lo stipendio se lo guadagna secondo coscienza, onestamente. E un giorno farete anche voi così”
fonte: napoli.repubblica.it