Una inconsueta testimonianza in chiesa ad Avezzano quella del Capitano Ultimo, il carabiniere tra l’altro noto per aver arrestato Totò Riina.
Davanti ad almeno un centinaio di fedeli in una chiesa piena che è quella della Madonna del Silenzio nel quartiere di Borgo Angizia il capitano Ultimo è stato intervistato dal frate Emiliano Antenucci, responsabile della chiesa. Una lunga intervista di almeno mezz’ora preceduta da una preghiera rivolta alla Madonna del Silenzio e a Padre Pio di Pietralcina, dopodiché il colloquio al quale ha partecipato per conto dell’Amministrazione comunale il vicesindaco Domenico Di Berardino.
Il Capitano ha parlato del suo impegno cristiano (è devoto di San Francesco e di Padre Pio) sottolineando più volte il ruolo dei carabinieri e il loro impegno in certi luoghi e in certi compiti. «Il mio babbo – riferisce – era il comandante di una stazione di un paese e dunque ho conosciuto il ruolo dell’Arma nei vari luoghi.
Ho visto i carabinieri morire davanti ai miei occhi per gli altri». Il frate Emiliano Antenucci gli ha fatto domande di vario genere che partono dal problema del servire gli altri. Un carabiniere all’opera per servire gli altri? Proprio questo.
Sconvolgente la testimonianza resa a proposito di un carabiniere di 20 anni di Roma Stefano Di Bonaventura morto a Palermo durante una rapina. È forse stato questo il collegamento tra il capitano Ultimo carabiniere e una vita spesa per gli altri? Non solo: Ultimo ha anche parlato di ecologia, ha rinnovato la necessità di impegnarsi per una vita che non insulti la natura. E poi tutti i canoni semplici di una vita cristiana tout court.
Impegno per gli altri, sacrificio per gli altri. E per i giovani? «Mi sento ultimo, ancora un ragazzo di 15 anni che ha vissuto in un paese dove la vita era discussa, parlata nel corso della quale si vedeva negli altri Gesù molto da vicino. Chiediamo scusa ai ragazzi per aver donato loro un mondo così. Ad essi dico che quando guardano il tablet e il telefonino noi non esistiamo».
Poi il ricordo di Giovanni Falcone e della sua morte. Dunque perché la testimonianza nella Chiesa della Madonna del silenzio? «Il silenzio – ha detto Ultimo – è di quelli che soffrono, di quelli che non sentiamo, delle vittime della violenza». «Ho visto gente che voleva primeggiare, voleva essere più bravo degli altri. Anche nei carabinieri, ecco perché mi sono chiamato Ultimo, per combattere per gli altri senza volere nulla in cambio».
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