Un ex carabiniere, 7 anni dopo la fine dell’attività lavorativa, era stato contattato dall’Inps per un presunto errore. La Corte dei Conti ha confermato, però, che non c’era dolo e non è possibile recuperare quanto già erogato
Andare in pensione, iniziare a riscuoterla e poi, un bel momento, sentirsi dire dalla stessa Inps che bisogna restituirle quasi 13mila euro. Questa la vicenda capitata a un ex luogotenente dei carabinieri di 66 anni, campano di origine ma da tempo residente a Forlì, città nella quale ha prestato servizio per l’Arma.
Terminata l’esperienza lavorativa, il 66enne nel 2011 va in pensione. Per sette anni tutto fila liscio, perché l’Inps gli eroga la pensione senza sollevare contestazioni. Nel 2018 le cose cambiano, perché l’Istituto previdenziale scrive all’ex carabiniere chiedendogli la restituzione di 7.600 euro.
Il motivo? L’Inps sostiene di aver sbagliato i conti, versando assegni maggiorati rispetto a quanto dovuto; a quel punto l’uomo ha deciso di rivolgersi agli avvocati Elisa Ferrarello e Pietro Frisani dello studio legale Frisani di Firenze, che presentano un ricorso amministrativo alla Corte dei Conti.
L’Inps intanto inizia a trattenere una somma ogni mese dall’importo della pensione dell’uomo, per complessivi 800 euro in tre mensilità. In un secondo momento l’Istituto previdenziale contatta nuovamente l’ex carabiniere, dicendogli in sostanza che è stato fatto un altro errore e che la somma dovuta è addirittura di 12.800 euro, relativa al periodo 1° luglio 2011-30 aprile 2018, i primi sette anni dal suo ritiro dal lavoro.
Alla fine, però, la sentenza della Corte dei Conti ha stabilito che l’uomo non deve restituire un euro, ritenendo che l’errore non è imputabile al pensionato e che vige il principio della buona fede.
Con una serie di pronunciamenti sia la Corte di Cassazione e la Corte dei Conti, si legge nel sito dello studio legale, “seguendo un’ormai consolidato orientamento, hanno stabilito che, pur essendo l’Istituto legittimato a operare il ricalcolo della pensione viziata dall’errore, non può provvedere al recupero delle somme in eccesso corrisposte al pensionato, salvo che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato”.
L’istituto nazionale di previdenza sociale non ha impugnato la sentenza, che è da ritenersi dunque già passata in giudicato. Il prossimo mese l’ente pagherà le spese legali per poi versare all’ex carabinieri gli 800 euro indebitamente trattenuti.