Il carabiniere: «Noi possiamo fare tutti gli arresti che vogliamo, ma il risultato più bello è quello che ha rappresentato il gesto di Ciro»
Ha poco più di trent’anni Antonio Maria Cavallo, è un capitano dell’Arma, da un anno comandante della compagnia dei carabinieri di Caivano, alle spalle ha la guida di due nuclei operativi, ma l’abbraccio di quel bimbo che lo ha riconosciuto come l’autore dell’arresto del padre lo ha fatto sciogliere in un sorriso di tenerezza.Un gesto inaspettato quello del piccolo Ciro.
“Hai portato via papà, bravo”. Bimbo abbraccia il carabiniere che aveva arrestato il padre durante un incontro per la legalità in parrocchia
«Mi preme precisare perché mi trovavo lì. Da quando sono arrivato, con varie figure del territorio come la preside dell’Istituto Morano Eugenia Carfora o come don Maurizio Patriciello, abbiamo avviato una serie di attività di prossimità nei confronti dei cittadini. Perché la nostra attività non è solo quella relativa alla repressione delle piazze di spaccio. Lavoriamo in questo senso proprio per poter restituire il territorio ai cittadini».Quindi quei bambini la conoscevano?
«Il piccolo di soli cinque anni, insieme a una cinquantina di altri coetanei, era nella chiesa di San Paolo Apostolo dove don Maurizio aveva organizzato uno dei tanti incontri per promuovere la cultura della legalità. Lo scorso anno fu scattata una foto in cui io battevo il cinque ad alcuni bimbi impegnati nel campo estivo organizzato da don Maurizio che mi ha chiesto se volessi incontrarli di nuovo e dire loro due parole. In pochi istanti mi hanno circondato sedendosi a terra e mi hanno tempestato di domande».
Cosa le hanno chiesto?«In tanti mi hanno fatto domande semplici, genuine, tipo se mi piacesse Caivano o quanto fossi alto. Domande che quasi cozzano con la realtà del parco Verde che si trova a soli 71 metri dall’ingresso della caserma dei carabinieri.
Una realtà difficile che vivo ogni giorno».
E poi che è accaduto? «Il piccolo Ciro si è avvicinato e prima mi ha chiesto cosa mangiassi per essere così alto (il capitano Cavallo è alto 1,93 ndr), poi mi ha chiesto se io arrestassi i cattivi. Poi mi ha detto timidamente: tu sei venuto a prendere papà di notte, avevi la giacca nera come l’hai ora, siete venuti di notte e avete bussato forte. Io quando ci sono i bambini in casa durante un’operazione chiedo alle madri di allontanarli, di farli portare in un’altra stanza.
Questa cosa di vivere con bimbi a cui ho arrestato i genitori è già accaduta in passato, ma quello che è accaduto con Ciro mi ha molto emozionato. Poi mi ha chiesto se potesse sedersi accanto a me. Da una parte avevo Ciro, dall’altra parte c’era invece Sasà, lo stesso bambino che lo scorso Carnevale scelse di vestirsi da carabiniere, anzi, per la precisione da “Capitano Cavallo”».
Solitamente in alcune zone c’è un’altra accoglienza nei confronti dei carabinieri. «Per Caivano il discorso è diverso. Qui la gente ci cerca. Durante gli ultimi controlli le persone ci fermavano per ringraziarci… Un meccanico, un fioraio, la parte buona della città, la maggioranza. Per il lavoro di prossimità che facciamo stiamo ricevendo tanti feedback positivi.
I cittadini vogliono che lo Stato li ascolti. Qui gli esponenti delle forze dell’ordine venivano chiamati genericamente “guardie”. Adesso i cittadini ci chiamano, ci ringraziano per il lavoro che facciamo. Cercano i carabinieri, cercano lo Stato. C’è il contrasto alle piazze di spaccio ma anche la prevenzione dell’ambiente, in sinergia con i carabinieri forestali, per rimuovere amianto e rifiuti pericolosi, perché questo è il cuore della Terra dei Fuochi.
Ero in borghese davanti alla caserma, una donna mi ha riconosciuto dicendo che il suo papà era carabiniere. Poi ha detto semplicemente “grazie”. Un altro si è offerto per aiutarci a montare la targa.
Erano solo due bulloni, ma ci teneva molto. Noi possiamo fare tutti gli arresti che vogliamo, ma il risultato più bello è quello che ha rappresentato il gesto di Ciro». È passato da Gioia Tauro a Venezia. Com’è vivere e lavorare a Caivano?«Sono tutte esperienze che mi hanno arricchito, ma aprire da zero una compagnia, tagliare il nastro, è qualcosa che ti segna. E quello che è accaduto con Ciro è tra le cose più belle che mi siano capitate in carriera».