Per quasi due anni avrebbe fatto piazza pulita di tessere elettroniche e buoni carburanti assegnati all’Autocentro di via San Marco garantendosi un profitto pari a 381.990 euro. E. F., 51 anni, già assistente capo della Polizia di Stato, successivamente rimosso dall’incarico, si ritrova ora nelle scomode vesti di imputato con l’accusa di peculato.
Secondo l’accusa, avrebbe approfittato del suo ruolo di responsabile della sezione carburanti dell’Autocentro per impadronirsi delle tessere e dei buoni carburante che avrebbe poi rivenduto garantendosi guadagni illeciti, stimati nell’ordine dei 6-700 euro la settimana.
L’INCHIESTA
I consistenti ammanchi sarebbero andati avanti dall’ottobre 2015 al luglio 2017, cioè fino a quando un’ispezione disposta dalla polizia non aveva fatto emergere precise responsabilità. E le attenzioni degli inquirenti si erano immediatamente dirette verso l’uomo, che gestiva in autonomia la sezione carburanti dell’Autocentro.
Successivamente era stato individuato il terminale del poliziotto. Anche un imprenditore era stato sorpreso in possesso di tessere elettroniche e buoni carburante. Le consegne avvenivano con cadenza settimanale ed era lo stesso imprenditore ad occuparsi della loro vendita, ad un prezzo vantaggioso, ad un gruppetto di affezionati acquirenti.
Il mercato dei carburanti avrebbe assicurato lauti guadagni per un lungo intervallo di tempo, tra il giugno 2016 e il settembre 2017. Almeno cinque gli acquirenti di tessere e buoni individuati e identificati dagli inquirenti.
Ad un certo punto i rapporti tra il poliziotto e l’imprenditore si sarebbero però incrinati. L’imprenditore non avrebbe onorato un piccolo debito nei confronti del poliziotto, sempre nell’ambito della vendita illecita di schede carburante.
Il poliziotto avrebbe incaricato la moglie e l’ex marito di quest’ultima di procedere al recupero del credito di mille euro.
Secondo l’accusa il 1 novembre 2017 i due si sarebbero recati a casa dell’imprenditore, diffidandolo a pagare quanto dovuto. In caso contrario sarebbero passati alle vie di fatto.
IN AULA
Ora il terzetto si ritrova sotto processo. L’ex assistente capo della Polizia deve rispondere di peculato e di estorsione: quest’ultimo reato in concorso. Ieri il contraddittorio avrebbe dovuto muovere i primi passi ma l’assenza di uno dei difensori ha costretto il collegio a disporre un rinvio. Nel procedimento risultano parti offese l’imprenditore, che aveva patteggiato all’udienza preliminare la ricettazione delle tessere e dei buoni carburante, e l’Avvocatura dello Stato.