A sollecitare l’intervento di una pattuglia dei carabinieri è stata una donna che dall’appartamento vicino al suo sentiva, ormai da un paio di ore, piangere un bambino.
Al loro arrivo, i militari della stazione di Sirmione hanno suonato al campanello dell’abitazione da dove provenivano i lamenti e dopo qualche lungo minuto di attesa si sono visti aprire la porta da una donna con in braccio un bimbo di soli 5 mesi.
La donna, di origine russa e nonna del piccolo di soli 5 mesi, nonostante le difficoltà linguistiche ha spiegato ai carabinieri che la mamma del bimbo era fuori per lavoro e che non sapeva dare un perché ai lamenti del bimbo che, con il passare del tempo, erano aumentati.
Uno dei militari intervenuti ha notato che il piccolo aveva difficoltà a respirare e che in volto cominciava ad apparire cianotico.
La nonna del bimbo, a gesti e con qualche parola di inglese, ha spiegato ai carabinieri che la figlia era fuori perché stava lavorando e che non riusciva a spiegarsi il motivo per cui il nipotino continuava a lamentarsi in maniera così insistente.
Il carabiniere, vista la situazione, ha deciso di intervenire affidandosi al proprio istinto.
Piano piano ha aperto la bocca del neonato e ha notato qualcosa di verde incastrato nella gola del bimbo.
Con delicatezza, il militare ha infilato le dita nella bocca del piccolo «agganciando» l’oggetto verde che gli impediva di respirare.
A ostruire la gola del neonato era una foglia che il piccolo avrebbe strappato da una delle piante presenti sul balcone di casa e che, giocando mentre era seduto sul passeggino, si sarebbe messo in bocca, senza che la nonna se ne accorgesse, iniziando a «masticarla» con le gengive.
Una volta estratta la foglia incastrata in gola, il bambino ha smesso quasi subito di piangere ha ripreso colore e una volta che si è messo a respirare normalmente l’allarme è rientrato.
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