La morte di Mehmed, il bimbo di due anni e mezzo ucciso a Milano nel 2019, secondo la corte d’Assise d’Appello del capoluogo lombardo non fu omicidio.
I giudici di secondo grado hanno infatti riqualificato il reato di omicidio volontario in quello di maltrattamenti pluriggravati anche dalla morte della vittima (escludendo la tortura), e annullato l’ergastolo inflitto in primo grado al padre del piccolo, il 26enne Alija Hrustic.
L’uomo è stato anche assolto dai maltrattamenti aggravati verso la moglie “perché il fatto non sussiste”. Le motivazioni saranno depositate tra 40 giorni. Il sostituto pg di Milano Paola Pirotta aveva chiesto ai giudici della prima sezione della Corte d’Assise d’Appello la conferma della condanna all’ergastolo decisa in primo grado. Il caso Hrustic era stato il primo in Italia in cui è stata contestata la tortura nell’ambito delle violenze in famiglia.
Il commento della difesa”
Lungi da me l’idea di dire vittoria o sconfitta in un processo dietro il quale c’è una tragedia umana incolmabile”, le parole del difensore dell’imputato. “Al netto di ogni retorica credo che la tesi difensiva sia la più aderente a una verità processuale sovrapponibile a quella fattuale”.
Secondo il legale già la sentenza di primo grado metteva in luce la “lacunosità” e le “contraddizioni” nel racconto della moglie che fu testimone delle violenze. “Mi riservo ogni commento più approfondito alla lettura delle motivazioni – ha continuato – ma da quello che emerge sinora anche la Corte d’Assise d’appello ha fatto una attenta analisi di queste contraddizioni”.