Il secondo volo con a bordo gli italiani rimpatriati da Israele è atterrato con successo presso l’aeroporto militare di Pratica di Mare. Questo volo è stato effettuato a bordo di un Boeing KC 767 dell’Aeronautica Militare, che è partito dall’aeroporto David Ben Gurion di Tel Aviv ed è stato organizzato grazie all’attivazione da parte della Farnesina.
“Molta apprensione, ma ci siamo sentiti al sicuro”, dichiara uno degli italiani rimpatriati questa mattina da Tel Aviv a bordo di un volo dell’Aeronautica Militare italiano, con il supporto della Farnesina.
Mentre si trovavano a Gerusalemme Est, erano in visita a un convento e hanno contattato il personale dell’unità di crisi locale, il quale si è dimostrato straordinariamente efficace. Ora stanno facendo ritorno a Milano. Tra le circa 200 persone già rientrate in Italia, la maggior parte si trovava in Israele in vacanza, ma vi erano anche diversi volontari.
“Eravamo a Tel Aviv per una vacanza che era iniziata una settimana prima“, racconta una coppia originaria dei Castelli Romani, accompagnati dalla loro figlia di appena 4 anni. “Abbiamo sentito gli allarmi, e inizialmente non sapevamo nemmeno cosa stesse accadendo. Successivamente ci hanno indicato di cercare rifugio e sdraiarci a terra, ma non avevamo mai abbastanza tempo per trovare protezione, poiché dall’allarme c’erano solamente 90 secondi di tempo. Poi abbiamo udito le esplosioni degli Iron Dome, che distruggevano i missili lanciati da Hamas“.
“A Tel Aviv“, continuano a raccontare, “fortunatamente non abbiamo assistito a ciò che è stato mostrato altrove nei media. C’era molta paura, ma ora siamo stanchi. Nonostante tutto, ci siamo sentiti al sicuro. In Israele sono estremamente organizzati e sanno esattamente come agire e fornire indicazioni. Ci sentivamo sicuri perché l’esercito era presente ovunque.”
Prima di queste nuove violenze, circa 1,1 milioni di bambini avevano già bisogno di assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, rappresentando approssimativamente la metà della popolazione infantile.
L’Unicef è profondamente preoccupato per le misure che hanno l’obiettivo di limitare l’accesso all’elettricità, al cibo, all’acqua e al carburante nella Striscia di Gaza. Queste azioni aggiungeranno ulteriori sofferenze a quanto già costituisce una catastrofe per le famiglie di Gaza. Privare i bambini dell’accesso a cibo e servizi essenziali mette a grave rischio le loro vite, così come gli attacchi alle aree civili e alle infrastrutture, compresi centri sanitari, scuole e sistemi idrici ed igienici.
È di vitale importanza che tutte le parti coinvolte si astengano da ulteriori atti di violenza e da attacchi contro infrastrutture civili, inclusi i luoghi di apprendimento, le strutture sanitarie e i sistemi di approvvigionamento idrico.
Il portavoce dell’Unicef, Elder, ha dichiarato: “Nella Striscia di Gaza, l’Unicef e i suoi partner stanno lavorando sul campo per fornire immediato sostegno umanitario, comprese forniture mediche, carburante e supporto per la salute mentale e psicosociale. Date le rapide peggioramenti della situazione umanitaria, è fondamentale che gli operatori umanitari possano raggiungere in sicurezza i bambini e le loro famiglie, offrendo servizi e forniture che possono letteralmente salvare vite, ovunque essi si trovino.
L’Unicef chiede l’immediata cessazione delle ostilità e sottolinea alle parti coinvolte l’obbligo, previsto dal Diritto Internazionale Umanitario, di fornire una protezione speciale ai bambini. Ogni singolo bambino, senza distinzione di chi sia o di dove si trovi, deve essere protetto“.