«Il fatto non sussiste». Per questo motivo il tribunale penale militare di Napoli ha assolto da tutte le accuse il Luogotenente Vito Diceglie, l’ex comandante della Stazione dei carabinieri di Monopoli, attualmente in quiescenza. Il pm aveva invece chiesto un anno di reclusione. I fatti risalgono al 2020.
Cosa è successo
Il sottufficiale, difeso dall’avvocato Giuseppe Carbonara, era stato monitorato da alcune telecamere installate sui vari ingressi dello stabile in cui è ubicata la caserma monopolitana. Inizialmente ve n’erano due ma successivamente, su ordine della Procura militare di Napoli, ne furono installate, all’insaputa della maggior parte dei militari dell’Arma, altre due.
Secondo l’accusa il Luogotenente Diceglie sarebbe entrato in servizio successivamente all’orario stabilito dal memoriale di servizio e sarebbe anche uscito prima rispetto allo stesso. Insomma, per gli accusatori del sottufficiale sarebbe entrato e uscito a suo piacimento dalla caserma non rispettando gli orari di servizio. Per questo era stato denunciato per truffa aggravata ai danni dell’amministrazione militare in quanto percepiva emolumenti senza svolgere l’effettivo orario di lavoro di sua competenza traendone un ingiusto profitto.
Tra il memoriale di servizio e la visione delle immagini registrate però non sono mancate diverse discrasie in fatto di orari. Ad esempio per l’accusa anche uscire solo mezz’ora prima dall’ufficio risultava una sorta di assenteismo.
Ma all’epoca dei fatti proprio la Stazione di cui era comandante il Luogotenente Diceglie si stava occupando di diverse indagini delicate e tra queste quella degli assenteisti dell’ospedale “San Giacomo”, quella relativa ad un dipendente infedele sempre del “San Giacomo” più un’altra, su scala nazionale, per delle truffe ad anziani.
Diceglie quindi aveva diversi mandati da parte della stessa Procura di Bari a non attenersi agli orari in quanto se arrivavano segnalazioni riguardanti le indagini in corso necessariamente il militare doveva lasciare l’ufficio per rendersi conto dell’effettiva veridicità della segnalazione stessa. Comunque la fine della conclusione delle indagini era stata notificata al sottufficiale nel luglio del 2020.
Dopo una lunga istruttoria dibattimentale è emerso, grazie alle tesi difensive del suo legale, che Diceglie, godendo di una certa autonomia nella sua attività lavorativa e stima della Procura di Bari tanto che il sottufficiale e la stessa Compagnia monopolitana hanno ricevuto diversi encomi, usciva e rientrava, al di là di quanto scritto nel memoriale di servizio, per svolgere attività di indagine e non certo per effettuare questioni personali. Così dopo tre anni di dibattimento è emerso che le discrasie di orari non erano dovute a fatti privati del sottufficiale ma alla sua attività di servizio. Da qui l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
«La meticolosa ed attenta istruttoria dibattimentale svolta dinanzi la prima sezione penale del Tribunale militare di Napoli – spiega il legale difensore, l’avvocato Giuseppe Carbonara – ha consentito di far emergere la verità, mettendo in risalto l’attività costante e continuativa del Luogotenente Vito Diceglie, all’epoca dei fatti comandante della Stazione dei carabinieri di Monopoli, nello svolgimento delle molteplici attività di Polizia giudiziaria. Consentendo nel corso del processo non solo di ribaltare le accuse e accertarne l’innocenza ma anche di evidenziare la competenza e la diligenza del sottufficiale nello svolgimento degli incarichi.
Detto risultato acquisisce ancor più importanza se si considera che ad acclarare l’innocenza del Diceglie è stato il Tribunale militare che, come tale, è l’organo giudiziario deputato a valutare sotto ogni profilo il comportamento dei militari».
fonte: www.quotidianodipuglia.it