È finita dopo quattro mesi la latitanza di Massimo Riella, il 48enne evaso dal carcere il 12 marzo durante un permesso premio per recarsi sulla tomba della madre. La notizia della cattura è stata data dalla Provincia di Como.
Il fuggitivo comasco è stato trovato in Montenegro, a 1.300 chilometri dai boschi nei quali era riuscito a nascondersi per settimane nonostante una imponente caccia all’uomo e forse grazie alla complicità di qualcuno che, sulle sue montagne che conosceva benissimo per la sua attività di bracconiere, lo aveva aiutato a nascondersi.
La fuga lunga 125 giorni è finita dopo che Riella per mesi è riuscito a sfuggire a ogni tentativo di cattura. Come riporta il sito del quotidiano, “anche quando uno degli agenti di polizia penitenziaria era riuscito a incontrarlo per tentare di convincerlo ad arrendersi e a costituirsi”, era scappato di nuovo. “Quel tentativo era finito con una nuova fuga e l’accusa – che si è dimostrata del tutto inattendibile – del padre di Riella di un ferimento del figlio da parte dello stesso agente della penitenziaria”, si legge nell’articolo.
Massimo Riella catturato in Montenegro: le tracce seguite dagli investigastori e il blitz
Gli investigatori hanno scoperto che negli ultimi giorni Riella era riuscito ad allontanarsi dall’Italia e per questo è stato spiccato un mandato di cattura internazionale. È stato il servizio di cooperazione internazionale dell’Interpol a comunicarne la cattura al Nucleo investigativo della Polizia penitenziaria che ne aveva seguito le tracce da tempo e che aveva segnalato al Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip) la sua presenza sul territorio montenegrino.
Ora la magistratura italiana si è attivata per far scattare un arresto su domanda di estradizione.
Grazie alle articolate e complesse indagini svolte dal Nucleo investigativo regionale della Lombardia e coordinate dal sostituto procuratore di Como Alessandra Bellù, dalla fine di giugno gli uomini del Nic hanno mantenuto contatti diretti e costanti con i servizi di cooperazione internazionale, segnalando Riella dapprima in Montenegro, poi in Serbia e successivamente di nuovo in Montenegro. Fino a localizzare con precisione il luogo dove il fuggitivo aveva trovato rifugio, comunicandolo ai reparti speciali della polizia montenegrina che hanno eseguito il blitz.
Massimo Riella, ecco come il latitante è fuggito dal cimitero e si è nascosto nei boschi di Como
Il 12 marzo Riella, detenuto dal dicembre precedente nel carcere Bassone di Como in custodia cautelare con l’accusa di aver rapinato due anziani, era uscito sotto scorta per andare al cimitero di Brenzio, paesino sul lago di Como, per un saluto alla tomba della madre. Era bastato che per pochi minuti l’uomo restasse senza manette per consentirgli di sfuggire agli agenti. Poi per mesi era sparito nei boschi impervi del comasco, che conosceva bene dati i suoi trascorsi da bracconiere, probabilmente aiutato da amici e conoscenti, cacciando per procurarsi cibo e nascondendosi. Fino a quando di lui si è persa ogni traccia.
Repubblica.it