Lo hanno osservato e ascoltato per mesi, da vicino e da remoto, probabilmente increduli, all’inizio, e con l’inconfessabile desiderio di sbagliarsi. Di prendere un granchio e direzionare altrove le indagini. E invece, intercettazione dopo intercettazione, gli elementi a carico del collega continuavano ad aumentare. Dando corpo all’ipotesi che a consegnare ai detenuti i telefonini trovati a più riprese durante il controllo delle celle fosse proprio lui.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine, ha convalidato – martedì 7 giugno – l’arresto dell’assistente capo coordinatore della Polizia penitenziaria, accusato di corruzione, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti e di detenzione di droga ai fini dello spaccio.
La droga è stata ritrovata durante la perquisizione sia nel suo alloggio in caserma, sia nella sua abitazione privata.
L’uomo è stato tuttavia scarcerato: accogliendo l’istanza del Pubblico Ministero, titolare del fascicolo d’indagine, il gip ha disposto gli arresti domiciliari per il Poliziotto Penitenziario.