Il “gigante buono”. Questo era solo uno dei nomi con cui il maresciallo dei carabinieri Luigi Blancuzzi veniva chiamato.
Gli amici più stretti, però, lo chiamavano semplicemente Gigione. Blancuzzi è morto questa mattina all’età di 46 anni a causa di un infarto, ma già da tempo soffriva di una malattia a causa della quale era stato riformato due anni fa, transitando al civile come dipendente del ministero della Difesa.
«Era una persona eccezionale, dal punto di vista umano. Faceva gruppo, era sempre il primo a mettersi in gioco e a sacrificarsi per l’Arma. Era, in poche parole, un carabiniere perfetto. Sembrano frasi di circostanza ma, in questo caso, sono la pura verità.
Blancuzzi era attaccatissimo all’Arma e al Patrimonio culturale. Là dove ha svolto servizio ha sempre lasciato un bellissimo ricordo… siamo davvero senza parole», racconta commosso il Maggiore Lorenzo Pella, fino all’ottobre del 2022 alla guida del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine, dove aveva prestato servizio lo stesso Blancuzzi.
Sono tante le persone che in queste ore lo stanno piangendo: oltre al servizio nell’Arma dei Carabinieri, infatti, Blancuzzi era noto anche nel mondo dell’associazionismo. Per anni, infatti, era stato volontario presso l’Anffas onlus Udine: divertente, disponibile, sempre pronto a darsi da fare per far stare bene i ragazzi e le ragazze con disabilità di cui si prendeva cura.
Dal 2009 era sposato: oltre alla moglie con cui viveva a Mariano del Friuli, e alla famiglia d’origine, di Cargnacco, lascia anche una bimba.