Lo scandalo lo travolse all’improvviso: “Appresi di essere indagato dai giornali, la Procura di Taranto non mi aveva ancora fatto notificare nulla. Ero sorpreso, profondamente scosso, perché non riuscivo a capire che cosa avessi sbagliato. Si parlava di una telefonata in cui facevo pressioni per favorire una ditta in un subappalto delle Forze Armate. Ora, dopo più di un anno, la mia posizione è stata archiviata. I sospetti si sono dissolti, il giudice per le indagini preliminari ha messo nero su bianco che le accuse contro di me erano infondate”. Non vuole dilungarsi in inutili polemiche, ma soltanto evidenziare il fatto di essere uscito indenne dall’indagine sui presunti appalti truccati in Marina militare.
Tra il 2018 e il 2019, quando la Guardia di finanza mise nel mirino alcune gare sospette, Matteo Bisceglia era capo della Direzione degli armamenti navali. L’ammiraglio – che oggi dirige l’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (Occar) con sede a Bonn – ha lavorato pure alla Spezia, dove il pm Claudia Merlino ha scoperchiato un giro di tangenti che ruotava attorno ad alcuni appalti. Ma questa è un’altra storia: la Procura spezzina non ha mai sospettato di Bisceglia, che invece è stato iscritto sul registro degli indagati a Taranto, altra città strategica in ambito militare. Il quadro è descritto in modo preciso dal pm pugliese Maurizio Carbone che nella sua richiesta di archiviazione spiega che la posizione dell’ammiraglio Bisceglia emerge in alcune conversazioni con l’imprenditore Armando De Comite.
“Da un lato Bisceglia si adopera per mettere in contatto De Comite con il funzionario addetto all’ufficio acquisiti di Leonardo spa, per verificare la possibilità per le imprese del consorzio di ottenere subappalti; dall’altro, in una conversazione del 31 dicembre 2018, indica a De Comite di contattare una ditta del Foggiano gestita da suoi compaesani, al fine di verificare la possibilità di affidare alla stessa in subappalto i lavori di montaggio e smontaggio degli arredi di Nave Cavour”. “Ma non feci mai alcuna pressione, ho soltanto messo in contatto due persone”, spiega oggi Bisceglia. La sua tesi è la stessa a cui è arrivato il pm: “In merito al primo aspetto si evidenzia che Bisceglia si è al più limitato a favorire un incontro tra De Comite e il funzionario di Leonardo, senza che da tale incontro sia sorto alcun accordo illecito. Anzi, è emerso che le ditte del consorzio non abbiano poi ricevuto alcun subappalto per le lavorazione di Leonardo spa”.
“Per quanto riguarda invece il secondo aspetto si rileva – continua il pm – che il consorzio ha effettivamente concesso in subappalto alla ditta consigliata da Bisceglia alcune lavorazioni a bordo di Nave Cavour per un importo di circa un milione di euro, ma non sono emersi elementi idonei per sostenere che tale scelta sia stata non conveniente per il consorzio Cnt o che la stessa sia stata il frutto di accordi illeciti. Dalla conversazione del 31 dicembre 2018, nel corso della quale Bisceglia invita De Comite, con il quale ha un rapporto di confidenza, a verificare l’eventuale convenienza della offerta della ditta in esame, si evince che lo stesso non esercita alcuna pressione neppure in forma allusiva”.