Agente di Polizia Locale uccisa – Un “contratto di sottomissione sessuale” legava Sofia Stefani, la vigile uccisa a Bologna il 16 maggio 2024 e l’ex comandate della polizia locale di Anzola Giampiero Gualandi, attualmente imputato per l’omicidio della collega 33enne con cui aveva una relazione extraconiugale.
Il documento citato in udienza dal pm e contenuto nel celebre bestseller ’50 sfumature di grigio’, porta la data del 18 maggio 2023, un anno prima del delitto.
Il legale di Gualandi: “Contratto privo di validità giuridica”
“Giampiero Gualandi è una persona che vede la propria vita distrutta, sta vivendo un incubo giudiziario, sente in maniera devastante il peso per la responsabilità di ciò che è accaduto ma continuiamo a ribadire che nulla è stato intenzionale.
A tutto questo si aggiunge l’imbarazzo di dover parlare di un presunto contratto che non solo è presente nelle case di 3,5 milioni di persone in Italia, ossia tutti coloro che hanno comprato il libro ‘50 sfumature di grigio’, ma è possibile scaricarlo da Internet, dove si trovano decine di siti che consentono di scaricare questa tipologia di documento in maniera estremamente semplice.
Mi chiedo davvero come sia possibile tenere in carcere un cittadino basandosi, tra le altre cose, anche su questo elemento. Come ho ripetuto anche oggi in udienza, il contratto citato dall’accusa non ha nessuna validità giuridica”.
Queste le parole pronunciate all’Adnkronos da Claudio Benenati, avvocato difensore di Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola imputato per l’omicidio di Sofia Stefani, collega 33enne con cui aveva una relazione extraconiugale.
Nel giorno della seconda udienza del processo a carico dell’ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia, Giampiero Gualandi, 63 anni, accusato dell’omicidio della collega Sofia Stefani, 33 anni, sono stati ascoltati tre testimoni chiave.
Il racconto dell’impiegato amministrativo: “Mi disse di dire che è partito un colpo”
Uno dei testimoni, Michele Zampino, impiegato amministrativo, ha ricostruito i momenti successivi allo sparo avvenuto nel comando della polizia locale il pomeriggio del 16 maggio 2024:
“A un certo punto sentimmo un tonfo. Ci guardammo e ci dirigemmo verso il corridoio. Gualandi uscì dal suo ufficio con il cellulare in mano, stava chiamando il 118 e mi disse di contattare il 112. Gli chiesi cosa dovevo dire e lui mi rispose: ‘Dì che è partito un colpo’.”
Zampino, insieme alla sovrintendente della polizia locale Catia Bucci, era una delle due persone presenti oltre all’imputato e alla vittima.
Agente di Polizia Locale uccisa: Nessuno sapeva della relazione tra Gualandi e Stefani
In mattinata è stata sentita anche Catia Bucci, che ha riferito di non essere a conoscenza di una relazione sentimentale tra Gualandi e Stefani. Tuttavia, ha confermato che la giovane vigilessa era solita recarsi spesso nell’ufficio del comandante, una o due volte alla settimana. “Pensavamo che lui, come sindacalista, la stesse aiutando dopo il licenziamento,” ha spiegato.
Bucci ha raccontato che il giorno della tragedia, uscendo dal bagno, aveva sentito la voce dell’agente di polizia locale Sofia Stefani all’interno dell’ufficio di Gualandi. “Aveva un tono normale, non sentii grida,” ha detto, precisando che dal momento in cui uscì dal bagno allo sparo trascorsero circa due minuti.
Ha inoltre dichiarato di aver sentito rumori provenire dall’armeria e che l’unico a poterci essere stato era Gualandi, che nei giorni precedenti aveva già preso l’arma, sostenendo di doverla pulire.
Il primo carabiniere sulla scena: “Gualandi spostò subito il caricatore”
Tra i testimoni c’era anche l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Di Pasquale, il primo a intervenire sulla scena del crimine.
“Quando entrai nell’ufficio, vidi Gualandi in piedi sulla vittima, con le gambe divaricate e le mani sul petto. Mi guardò e mi disse che stava facendo il massaggio.”
Dopo averlo fatto uscire dalla stanza, ci fu un momento di confusione e l’ex comandante chiese di andare in bagno. “Gli dissi di sì, lui entrò e si lavò subito le mani, che erano sporche di sangue, ma non in maniera eccessiva.”
Di Pasquale ha inoltre riferito di aver notato la pistola sulla scrivania e che, nel momento in cui si frappose tra l’arma e Gualandi, quest’ultimo prese il caricatore (già disinserito) e lo appoggiò su una cassettina di legno con la scritta “pulizia armi”.
“L’unica cosa che venne modificata sulla scena del crimine fu quella,” ha dichiarato l’appuntato, descrivendo l’imputato come freddo e privo di reazioni.
Il video della scena del crimine e il dolore della famiglia
Nel corso dell’udienza, la Corte ha proiettato un video registrato dallo stesso Di Pasquale con il suo cellulare per documentare la scena del crimine. Anche i genitori di Sofia Stefani erano presenti in aula, accanto al loro avvocato Andrea Speranzoni.
Prima della proiezione, la procuratrice aggiunta Lucia Russo ha avvertito i familiari della vittima che il filmato conteneva immagini forti e che, se lo ritenevano opportuno, potevano uscire dall’aula.
Il processo proseguirà nelle prossime udienze, mentre emergono sempre più dettagli su una vicenda che ha scosso l’intera comunità.