Ha accusato un nigeriano di avergli fatto male, storcendogli un dito durante un arresto davanti a un supermercato in via Cortina d’Ampezzo, alla Camilluccia a Roma.
Della lesione, però, non sarebbe stato responsabile l’arrestato e di conseguenza ora R. B., 55 anni, carabiniere, è stato condannato a due anni e quattro mesi di reclusione perché il fermo sarebbe stato eseguito su presupposti illegittimi. Il giudice ha bocciato, pertanto, la ricostruzione del pm che aveva chiesto l’assoluzione del militare. Questi i reati contestati: arresto illegale, falso e calunnia.
Il fermo risale al 6 febbraio del 2017. Quel giorno in manette finisce B. A., 48 anni, durante un controllo dei carabinieri nella piazzola del supermercato, dove il nigeriano vende prodotti o aiuta le persone anziane a portare la spesa in cambio di qualche euro. Il carabiniere lo avvicina per un controllo. Il nigeriano protesta. I toni si scaldano e il militare procede all’arresto, perché il nigeriano gli avrebbe contuso un dito.
Nel corso dell’udienza di convalida l’uomo – difeso dell’avvocato Loredana Vivolo – protesta, dice di non aver nemmeno sfiorato il carabiniere. L’arresto è convalidato, ma il nigeriano torna libero. Poi nel processo le sue parole vengono ritenute credibili dal Tribunale che lo assolve: un certificato dimostra come la lesione al dito è precedente al fermo.
A finire sotto inchiesta, così, è il carabiniere, ora condannato. «Faremo appello», dice l’avvocato Pierfrancesco Bruno, difensore del militare .
Corriere.it