Ieri, presso la Stazione Carabinieri Roma-San Sebastiano – in passato storica sede della 2^ Sezione del NRM di Roma – si è svolto il 6° Raduno del Nucleo Radiomobile di Roma in memoria del valoroso Appuntato Romano RADICI , insignito della Medaglia d’Argento al Valor Civile, caduto il 6 dicembre del 1981 mente svolgeva servizio di pronto intervento, vittima di vile azione terroristica. Il raduno ha avuto inizio dalla Caserma San Sebastiano con un corteo di autoradio, d’epoca e moderne, precedute dai Motociclisti della 3^ Sezione Radiomobile.
E’ quanto riporta in un comunicato l’Unione Sindacale Militari Interforze Associati
In tale scenario veniva simulata l’uscita delle pattuglie per l’inizio di un turno di servizio, proprio come avveniva tanti anni fa da quella stessa sede. Un momento molto emozionante prima di raggiungere, a sirene spiegate, la Chiesa dell’Istituto Salesiano San Tarcisio sita all’interno del parco delle Catacombe di San Calisto ove Don Donato Palminteri – Cappellano Militare della Legione Lazio – celebrava la Santa Messa.
Oltre al Comandante del Radiomobile di Roma, Ten. Col. Alessandro Dominici e i Comandanti di tutte le Sezioni poste alle sue dirette dipendenze, hanno partecipato alla cerimonia il Comandante del Gruppo di Roma Ten. Col. Luca Palmieri, il Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo G.C.A. Libero Lo Sardo e il Gen. D. in congedo Raffaele Vacca.
Tutte le Autorità intervenute, dopo aver abbracciato la Vedova, i figli, i nipoti ed i familiari del nostro Eroe caduto nell’adempimento del dovere, si sono complimentate di persona con gli organizzatori e con i numerosi Carabinieri, in servizio e in quiescenza, molti di essi accompagnati da parenti e amici, che hanno preso parte alla rituale cerimonia.
Un ulteriore ringraziamento va al Comandante della Stazione Carabinieri San Sebastiano ed al suo personale, nonché ai responsabili del citato Istituto religioso, per l’accoglienza e la disponibilità fornita nell’occasione.
Il Segretario Generale Carmine Caforio conclude sottolineando ancora una volta l’importanza di queste ricorrenze che riescono a suscitare forti emozioni e ad accrescere l’imprescindibile spirito di appartenenza.
Un connubio di sentimenti e passione che mantiene viva la coesione tra la base e la scala gerarchica, esaltando i valori morali e militari che caratterizzano l’essere Carabiniere.
Quei valori su cui si fondano le nobili tradizioni dell’Arma, madre di tanti eroi caduti, spesso dimenticati, grazie ai quali si è guadagnata l’indiscusso titolo di BENEMERITA NEI SECOLI FEDELE.
Di seguito pubblichiamo il testo integrale della figlia dell’appuntato Romano Radici al 6° Memorial, Laura Radici.
«Siamo arrivati al 6° Raduno Memorial per il mio papà. Un ritorno alla normalità, dopo questi 2 anni di stop, che ha sconvolto le nostre vite e le nostre abitudini, un fermo forzato che in qualche modo ci ha cambiati…ma che ci ha insegnato ad apprezzare in maniera diversa ciò che davamo per scontato.
Come di solito, ho il piacere di scambiare con voi un mio pensiero, per fissare questo momento di incontro e ricordi. Quest’anno però le idee non arrivavano, non volevo essere ripetitiva… ma i nostri angeli ci sono sempre accanto e ci soccorrono quando siamo in difficoltà.
L’altro giorno scorrendo Facebook, mi sono imbattuta in un post di un giovane Appuntato Scelto dei Carabinieri, Domenico Bombini, in forza come autista presso la Sezione Radiomobile della Compagnia di Pavia, conosciuto in occasione del 2° Raduno Memorial Romano Radici. Leggendo il suo post, mi sono venuti i brividi, lui ha tramutato a parole il pensiero che avevo in mente per questa giornata.
L’ho contattato e gli ho chiesto il permesso di poter usare il suo post come spunto per onorare quest’evento, io ho dato solo il titolo alla sua riflessione, che ora voglio condividere con voi …
“IL RADIOMOBILISTA”
“Il potente rombo delle autoradio, il lampeggiare delle luci blu, il fragore delle sirene, lo stridio degli pneumatici e il tipico segnale della gamma 400 che preannuncia l’incognito intervento o l’ausilio al collega in difficoltà …. tanti i colori e i rumori che potrebbero apparire fastidiosi e assordanti ma che per i Radiomobilisti risultano essere melodici rituali che tracciano indispensabilmente il percorso di quell’equipaggio a bordo della veloce “gazzella” animato dal senso del dovere che lo spinge a raggiungere in pochi istanti il luogo richiesto per restituire la speranza a chi l’aveva persa…
Questo in parole semplici, come semplici sono tutti i Carabinieri, è il rituale del Radiomobilista; una scarica di pura adrenalina che ti permette di diventare forte anche se non lo sei, grande anche se sei piccolo e coraggioso anche se a volte hai paura. Un’emozione indescrivibile che si ripete incessantemente durante quei turni che scorrono veloci come il vento ma che custodiscono tante storie, tutte diverse l’una dall’altra; alcune saranno dimenticate altre ti faranno ridere, altre ancora ti creeranno angoscia e sofferenza, innumerevoli ti renderanno fiero e orgoglioso di essere un Carabiniere, tutte ti faranno ricordare, sino al resto dei tuoi giorni, di essere stato un Radiomobilista…”
E si, fiero ed orgoglioso di essere un Carabiniere, di essere stato un radiomobilista…questa affermazione racchiude il significato del raduno di oggi.
Con rinnovata gioia, avete accettato di riunirvi ancora una volta, per ricordare insieme quei momenti e per onorare il vostro collega che non c’è più, ma, sono sicura, fiero di aver dato la propria vita per il suo ideale, per questo lavoro che tanto amava.
Papà ci diceva sempre che CARABINIERE non si diventa, si nasce, è una vocazione e lui quella fiamma ce l’aveva scolpita nel cuore, tanto che nella maggior parte delle foto di famiglia è ritratto in divisa.
A volte ci raccontava piccoli episodi del suo lavoro, le corse con la sua gazzella, interventi per sedare liti, arresti, i suoi occhi brillavano fieri e quando riusciva ad aiutare qualcuno il suo petto si gonfiava di orgoglio.
Perché il Carabiniere è si il tutore della legge, ma è anche quella figura, come dice Domenico nel suo post, che con il suo lavoro restituisce la speranza a chi l’aveva persa.
Martin Luter King diceva “Anche se avrò aiutato una sola persona a sperare non sarò vissuto invano” e credo che il mio papà non sia vissuto invano, perché la nostra presenza qui, oggi, il nostro ricordo, richiama nel presente del cuore e del sentimento qualcosa che non è più qui o non è più adesso. Non nella sua forma originale. E che però, per il solo tornare in cuore, rivive».
Grazie