Con il DL Aiuti, appena approvato dal Consiglio dei ministri, è stato previsto anche un bonus da 200 euro, una tantum, per far fronte all’impennata dei prezzi e dei costi dell’energia, dovuti principalmente al conflitto tra Russia e Ucraina.
Il bonus 200 euro spetta ai lavoratori (dipendenti e autonomi), pensionati, ma anche ai disoccupati e ai percettori di reddito di cittadinanza. L’unico vincolo per accedere a quest’incentivo, dunque, sembrerebbe quello legato al reddito, che non può essere superiore a 35 mila euro.Ci si chiede, dunque, se anche ai poliziotti e in generale alle forze armate sarà pagato il bonus 200 euro.Bonus 200 euro, cos’è e a chi spetta?
Il nuovo bonus previsto dal decreto Aiuti, sostanzialmente, consiste in un contributo una tantum pari a 200 euro a favore di lavoratori (dipendenti e autonomi), pensionati, ma anche disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza, che percepiscono un reddito inferiore a 35 mila euro.
I lavoratori dipendenti riceveranno il contributo direttamente in busta paga (tra giugno e luglio) dal proprio datore di lavoro (il quale poi se lo vedrà rimborsare al primo pagamento utile delle imposte); per i pensionati, invece, il bonus sarà erogato direttamente dall’INPS.
Infine, non è ancora stato chiarito come lo stesso sarà pagato ai lavoratori autonomi o ai disoccupati.Spetta anche a poliziotti e forze armate?Il bonus 200 euro, ovviamente, spetta anche ai poliziotti e, in generale, alle forze armare; in quanto figurano come lavoratori dipendenti. Come tali, dunque, riceveranno il contributo direttamente nella busta paga di giugno o di luglio.
L’Associazione Sindacale Professionisti Militari (ASPMI), pur accogliendo con favore il bonus 200 euro, ha specificato che si tratta di una somma di denaro non sufficiente e “non risolutiva”.
In particolare, secondo le stime di Unimpresa, l’incentivo dovrebbe essere sufficiente a coprire circa il 10 per cento dei rincari.Bonus a parte, per l’associazione dei Militari (ASPMI) è necessario pensare ad una “innovativa politica dei redditi che alleggerisca il carico fiscale defiscalizzando i frutti della contrattazione e andando incontro a quei nuclei familiari, soprattutto monoreddito, che sentono il gravoso peso dell’aumento della pressione fiscale”.