Nel mese di agosto 2021, due agenti della Polstrada, ora in servizio in questura, sono stati coinvolti in una vicenda che li ha portati a processo.
Durante il loro turno di pattuglia sulla A1, anziché rimanere in servizio, hanno deciso di pranzare a casa a recando della Volante. Questo comportamento ha portato all’accusa di abbandono di servizio, peculato d’uso e falso in atto pubblico in concorso.
Poliziotti a processo
Il vicequestore, responsabile della sezione polizia stradale, ha segnalato l’ipotesi di reato alla Procura, dando avvio all’inchiesta.
L’assistente capo, 51 anni, ha scelto di patteggiare la pena a 10 mesi con la condizionale. D’altra parte, la collega, un’agente semplice di 28 anni, è stata assolta da tutti i capi d’imputazione. Durante il processo, il legale della difesa ha presentato una perizia di parte che ha stimato il danno economico a livello di carburante per il tragitto Reggio-Cadelbosco-Autostrada a soli 1,26 euro. Questo tentativo mirava a dimostrare l’irrilevanza del peculato d’uso contestato, come sostenuto da alcune sentenze della Cassazione.
In merito alle accuse di abbandono di servizio, la difesa ha argomentato che, non avendo gli agenti preso servizio in autostrada prima delle 15:27, tecnicamente non avevano iniziato il loro turno. Pertanto, l’agente avrebbe potuto essere soggetto al massimo a una sanzione disciplinare. Inoltre, l’agente ha sostenuto di non aver mai firmato la relazione di servizio che attestava l’inizio ritardato del turno, a differenza del collega, eliminando così la possibilità del falso in atto pubblico aggravato.
Nonostante la richiesta di otto mesi di condanna da parte del pm, il gup Silvia Guareschi ha assolto l’agente da tutte le accuse. Al momento della lettura della sentenza, l’agente ha manifestato un evidente sollievo, descrivendo la fine del processo come “la fine di un incubo”.